Tanto tempo fa in televisione, tra un programma televisivo e l’altro, venivano proiettate, come rassicuranti e soporifere slide di Powerpoint, le immagini dei paesaggi dei luoghi più disparati d’Italia, accompagnate da una musica celestiale per arpa.
Si trattava di un intermezzo, uno spazio per una veloce carrellata di luoghi in cui scoprire la varietà del paesaggio italiano: le sue modernità, le sue arretratezze, le sue bellezze e le sue brutture.
Oggi, grazie ad internet, è possibile “visitare” virtualmente un luogo ancor prima di esserci stato: leggere le recensioni ed i commenti di amici e conoscenti, calcolare distanze e fare lunghe passeggiate su “street view”.
Volendo, possono essere eliminati l’imprevisto e la sorpresa, elementi propri dello spostarsi in luoghi sconosciuti.
Così, per contrasto, spesso mi trovo a scoprire nei luoghi dove vivo o mi muovo (remoti o vicini che essi siano) particolari inaspettati, presenze inesplorate, scorci sorprendenti.
Le periferie, in questo senso, sono una vera “miniera d’oro”.
L’urbanizzazione massiccia, l’industrializzazione e lo sviluppo d’infrastrutture sempre più grandiose, evidenzia spesso luoghi senza un’identità leggibile (tag?), e dove talvolta si ritrovano emergenze eccezionali, “cambi di scala” e contrasti stridenti.
Partendo da questi luoghi, lavoro sul disegno, in una rappresentazione di questi paesaggi in mutamento, che non vuole essere oggettiva ma, che vuole interpretarne le potenzialità e la loro fragilità in equilibrio tra decadenza e cambiamento.